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Dal momento che il numero di utenti di smartphone ammonta a circa 6,64 miliardi in tutto il mondo (quasi uno per ogni persona!) si sente sempre più spesso parlare di “geomarketing“, ovvero di un tipo di marketing digitale, basato su Big Data, che sono però strettamente correlati alla posizione geografica del target, alla cosiddetta geolocalizzazione.

 

Queste informazioni vengono raccolte dai brand e dai retailer attraverso servizi o applicazioni che, naturalmente, chiedono il consenso preventivo ai propri utenti. Stiamo parlando di mappe, navigatori, social network, app dedicate allo sport, al mondo del Travel & Tourism, al meteo, e molto altro ancora. Insomma, stiamo parlando di servizi che fanno ormai parte della quotidianità di tutti noi.

 

In questi frangenti, i dati raccolti riguardano la posizione geografica di una persona, registrata in tempo reale; i luoghi di interesse dell’utente (selezionati attraverso le preferenze, il comportamento passato, e diverse altre metriche) e i servizi e le attività nelle vicinanze, che potrebbero rientrare nelle preferenze e negli interessi del singolo utente.

 

Ed ecco che, già in questi primi elementi, iniziano ad affacciarsi i temi del marketing predittivo data-driven e, soprattutto, della personalizzazione attraverso una comunicazione one-to-one e su misura.

 

È importante sottolineare però che quando si parla di geomarketing, non ci si riferisce solamente alla presenza nei “dintorni” di un determinato punto di interesse, bensì di qualcosa che va ad agire (e a interagire) con il negozio fisico stesso. Pensate, infatti, a come sono cambiate le nostre abitudini quando ci troviamo all’interno di uno store. Se, per esempio, ci troviamo in un negozio di elettronica, e siamo interessati all’acquisto di un nuovo televisore, tutti noi ricerchiamo on-line, sui nostri smartphone, le caratteristiche dei diversi dispositivi; ci informiamo sulle prestazioni, leggiamo pareri, recensioni, feedback; confrontiamo i prezzi; andiamo a caccia delle migliori offerte.

 

 

I vantaggi di implementare una strategia di geomarketing per il proprio business sono davvero molteplici ed enormi.

 

Innanzitutto, ci sono le possibilità di intercettare, con gli strumenti digitali, dei target molto specifici. Se avete un ristorante in provincia di Roma, è inutile che la vostra offerta sul menu di mezzogiorno arrivi a un utente in provincia di Milano a meno che, quest’ultimo, non si trovi proprio in quel momento nelle vicinanze, magari per una vacanza, o per motivi di lavoro.

 

Se è vero che la fidelizzazione è il vero obiettivo di ogni business, il geomarketing è il miglior alleato per raggiungerla. Con gli strumenti adeguati, infatti, si possono costruire delle esperienze e delle customer journey realmente personalizzate, che dallo store fisico passano al mondo digitale, con touchpoint costruiti in ottica omnichannel.

 

Ci sono poi enormi possibilità relative all’upselling e al cross-selling.

 

Anche in questo caso, il digitale può e dev’essere molto chirurgico: non si tratta più di sparare nel mucchio con offerte e comunicazioni one-to-many. Ma si può e ci si deve spingere sempre più verso un vero e proprio dialogo one-to-one, con offerte costruite su misura del singolo utente, delle sue caratteristiche, delle sue preferenze, dei suoi passati comportamenti e sulle sue possibili esigenze.

 

La cosa interessante e decisiva, inoltre, è che in questo modo si innesca un vero e proprio circolo virtuoso. Più si conosce il cliente, più lo si riesce a intercettare nel modo migliore, e più lo si riesce a profilare ancor più in profondità. Sempre con la massima attenzione a tutto quello che riguarda la privacy e il consenso informato.