Campagne outbound, come l’intelligenza artificiale permette un aumento delle acquisitions
Nel mondo moderno sempre più digitale e interconnesso, le campagne outbound su liste fredde rappresentano ancora uno dei modi migliori che un’azienda ha per poter proporre il proprio prodotto o servizio ai potenziali clienti.
Al contrario dei form sul sito web, dei bot e della newsletter, senza considerare tutte le attività pubblicitarie sui social media e offline, il mezzo telefonico mantiene ancora una posizione di rilievo tra i metodi di contatto tra aziende e clienti attraverso il contatto umano.
Non è un caso quindi che le maggiori aziende sul mercato ancora se ne servano e, soprattutto, che fioriscano i BPO, cioè quelle aziende che si occupano di contattare per conto dei committenti i potenziali clienti sul mercato.
Ciascuno di questi BPO che solitamente si occupano campagne outbound, oltre a dover raggiungere i target di vendita stabiliti, deve ovviamente riuscire ad efficientare l’operatività del proprio personale al fine di battere la concorrenza e incrementare i propri guadagni.
Ciascuno dei BPO, infatti, non ha solamente la necessità di raggiungere i bonus della propria azienda committente, ma anche di dover battere la concorrenza degli altri BPO che, spesso, vengono contrattualizzati insieme a loro per la gestione delle chiamate verso i prospect, dato che questi possono anche raggiungere il milione di contatti.
Come lavora un BPO?
Normalmente, l’assegnazione dei contatti agli operatori all’interno del BPO viene effettuata in modo randomico, il che rende molto complicato riuscire ad implementare strategie in grado di ridurre i costi senza andare ad influire sul ROI.
In questa situazione il raggiungimento o meno del proprio target di vendita nei tempi concordati con il committente rimane legato in larga parte a fattori estemporanei, come la fortuna di riuscire a contattare nel momento giusto proprio la persona che è interessata al prodotto dell’azienda che rappresentiamo e alla bravura degli operatori nel gestire la conversazione e l’eventuale processo di vendita.
Quando ciò non accade, si finisce per sprecare tempo e risorse su target che sono già in partenza sbagliati, compromettendo il raggiungimento degli obiettivi.
Come riuscire ad ovviare a questo problema?
La soluzione ottimale sarebbe quella di conoscere in anticipo, prima cioè di procedere al contatto, la propensione all’acquisto di ogni prospect, in modo da permettere al manager del BPO di tagliare la parte di lista che non è interessata all’acquisto e procedere alla lavorazione dei contatti restanti, così da aumentare i tassi di conversione e contemporaneamente ridurre i costi di contatto.
Ciò è possibile solamente implementando l’intelligenza artificiale, grazie alla quale è possibile riuscire ad analizzare enormi quantità di informazioni in pochissimo tempo e restituire ai manager un quadro completo della situazione dei propri prospect in lista, riuscendo così ad ordinarne la lavorazione in base a chi è più propenso all’acquisto del prodotto che si sta proponendo.
Come è possibile implementare l’intelligenza artificiale all’interno della propria azienda?
Con BigProfiles, che mette a disposizione dei propri clienti una piattaforma di intelligenza artificiale facile e intuitiva in grado di analizzare in pochissimo tempo grandissime quantità di dati, adatta sia agli esperti di settore che a chi non ha alcuna conoscenza in termini di coding.
Grazie ad essa, i manager dei BPO avranno la possibilità di predire la propensione all’acquisto dei prospect in lista e impostare di conseguenza strategie in grado di raggiungere i propri obiettivi di acquisition, riuscendo ad aumentare le vendite fino al 66% (vedi il success case con Intelcia).
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