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Nonostante tutti gli articoli e gli studi sul tema, in molti trovano ancora l’Open Innovation un concetto astratto da capire. Fondamentalmente, una delle più grandi opportunità e sfide dell’Open Innovation è la possibilità di sfruttare risorse esterne per innovare il potenziale dell’azienda.

L’Open Innovation viene utilizzata per accedere a differenti persone, partner e strumenti fuori dall’azienda, che possano fornire idee e talenti con piccoli investimenti, per raggiungere quel valore aggiunto che difficilmente sarebbe stato disponibile con le sole forze interne.

Ci sono alcuni rischi in questo processo che sono imprevedibili, ma altri possono essere identificati ed evitati.

Crescere grazie all’Open Innovation: opportunità e sfide

Le idee da sole non valgono molto se mancano di un’adeguata esecuzione. Contemporaneamente, le sfide dell’Open Innovation non sono correlate direttamente alle idee, ma piuttosto a come queste sono implementate e gestite. E possiamo dividerle in 4 gruppi principali.

1. La sfida strategica

Per molte aziende è difficile innovare i propri processi internamente. Nulla di male in questo, anzi. La realtà aziendale è una sorta di gabbia dorata che ci rende professionisti nel nostro ambito, ma rappresenta un freno quando si parla di innovazione. Uscire all’esterno per diventare più innovativi è una semplice presa di coscienza dei propri limiti e delle possibilità che partner terzi ci possono offrire. E qui arriva una delle prime sfide dell’Open Innovation: la difficoltà di integrare il supporto all’interno della struttura.

Questo problema si presenta quando non è prevista una vera e propria strategia di innovazione, o processi interni che riescano a gestirla: perché i partner esterni che possono aiutarci a fare di più non sono “altro” da noi, ma devono essere visti come un’appendice che sviluppa il nostro potenziale.

La prima domanda strategica da farsi quindi è cercare di capire cosa vogliamo raggiungere grazie all’open innovation. In poche parole: definire l’obiettivo, prioritarizzare e rimanere focalizzati.

 

Scopri come l’Open Innovation può innovare il potenziale della tua azienda 

 

Se stiamo ad esempio cercando un nuovo partner per implementare soluzioni di Machine Learning, avere chiaro in mente a cosa ci serviranno è essenziale per sceglierlo. Perché Open Innovation significa trovare nuove risorse utili ai nostri scopi, non aprirsi a qualunque cosa.

Nel corso del tempo, una volta avviata la strategia di Open Innovation, abbiamo da inserire nel quadro il costo opportunità. Inizialmente è probabile che aumentare il numero di persone che collaborano con la nostra azienda si traduca in maggiore attrazione di idee e altri talenti. A un certo punto di questa crescita però, il processo rallenterà e avremmo la percezione che il nostro investimento non stia più dando i suoi frutti. Non è così, dobbiamo solo includere questo trend nel quadro.

 

2. La sfida operativa e strutturale

Come sarà organizzato il processo di Open Innovation per raggiungere il nostro scopo? La trasformazione aziendale da compagnia che si occupa della propria innovazione ad azienda aperta pronta ad accogliere idee e risorse dall’esterno, richiede un cambiamento a livello strutturale e operativo.

A partire dalla costruzione di un processo efficace che ci permetta di migliorare la qualità e la velocità dello sviluppo aziendale. Un processo efficace significa una soluzione che integri tutti i reparti, finanziario, operativo, manifatturiero e di marketing, in un ecosistema che collabora.

Per questo bisogna stare molto attenti a questi errori comuni:

  •        mancanza di obiettivi condivisi
  •        difficoltà di comunicazione tra le parti
  •        poco supporto tra i partner
  •        incapacità d’allineamento sulla strategia

Per far funzionare un processo tutto quello che serve è capire che la vittoria alla fine della gara è di tutti quelli che ci hanno lavorato, non solo di chi taglia il traguardo.

Quando vogliamo andare incontro a un cambiamento, abbiamo bisogno di aiuto e di capire gli step giusti. In questo percorso incorriamo in sfide che riguardano la nostra capacità di prioritarizzare gli obiettivi, la capacità di chi ci è intorno (in questo caso il team) di aiutarci a raggiungerli, le caratteristiche delle risorse a nostra disposizione e la loro giusta allocazione.

3. La sfida legale

Le idee, le risorse, e le innovazioni, passano sempre per una parte legale che regolarizza molti degli aspetti che vi ruotano intorno: la proprietà intellettuale. Copyright, trademark e altri, danno all’autore del nostro nuovo asset aziendale protezione e diritti sulla sua innovazione.

Ogni parte del team dovrà avere chiara la distribuzione di questi diritti, senza farlo diventare un freno a ciò che possiamo ottenere. Da entrambe le parti.

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4. La sfida culturale

La scriviamo come ultima delle sfide dell’Open Innovation, ma è probabilmente la più difficile da combattere.

Come abbiamo visto finora, l’Open Innovation si basa su una collaborazione tra più parti e su più versanti. Questo si dovrebbe tradurre, immediatamente, nell’eliminazione di una frase che non trova spazio in questo contesto: “è così che facciamo le cose qui”.

Le grandi idee possono distruggersi nello scontro con una cultura che non si è davvero aperta, e un dilagante scetticismo può portare a un blocco della crescita. Le idee sono solo idee, chi le ha avute non dovrebbe contare finché queste sono in grado di portare valore a tutti. Per questo non ne esistono di buone e cattive, ma si valutano in base alla loro efficacia.

Per questo l’Open Innovation è innanzitutto un cambio di prospettiva che abbraccia una cultura di apertura a tutti i livelli.

Quando ci apriamo a contributi esterni, dobbiamo inoltre stare attenti a qualcos’altro. Non si tratta di lanciare una sorta di “chiamata alle armi” e girarsi dall’altra parte mentre partner e professionisti provano a fornirci idee di miglioramento. Dobbiamo restare ad ascoltare, gestire la direzione del dialogo e delle soluzioni, motivare il nostro team e il team esterno, facilitando in ogni modo questa collaborazione.

Motivazione e ricompensa sono le due parole chiave in questa sfida dell’Open Innovation: ricompensare il buon comportamento è molto meglio che punirne uno cattivo. Non parliamo per forza di una ricompensa monetaria, ma di qualunque tipologia di riconoscimento che aiuti a sentirsi parte di qualcosa.

Un esempio: Netflix ha chiesto, ai suoi utenti e non, di sviluppare un algoritmo che potesse dare ai propri clienti una maggiore precisione riguardo ai film consigliati sulla loro attività. I programmatori che vi hanno lavorato non lo hanno fatto con la certezza di ottenere soldi in cambio, ma per la possibilità di lavorare su qualcosa di nuovo, basato su un’enorme quantità di dati, che avrebbe cambiato i processi di una delle più grandi piattaforme di streaming online.

Ovviamente, ogni caso è a sé e Netflix è una realtà davvero molto grande. Ma invitare le risorse che abbiamo contattato a diventare parte non solo del brainstorming ma anche dell’implementazione di quelle idee in azienda, potrebbe essere una ricompensa più che sufficiente per motivare esterni e interni alla collaborazione.

Essere aperti alle idee

L’Open Innovation è in assoluto il modo migliore, probabilmente unico, per accedere a nuove prospettive e modi di pensare. I partner esterni sono una ricchezza che possono portarci a migliorare i nostri sforzi di innovazione.

Le sfide dell’Open Innovation possono rappresentare un ostacolo a tutto questo. Ma conoscerle in anticipo può in effetti aiutarci ad evitarle e a proteggerci dai rischi più frequenti. Scegliere i partner, avere degli obiettivi, essere aperti e partecipativi a ciò che accadrà, sono i passi essenziali per uscire dalla nostra gabbia dorata e far entrare l’innovazione.

Cogli ora le opportunità dell’Open Innovation per la crescita aziendale

 

Per approfondire: Opportunities and challenges in the new innovation landscape